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Roma: Papa Francesco e Barack Obama

Attualità

Emanuela Medoro

La ricerca del divino, fu il titolo dei miei articoli sulla elezione di Papa Francesco ed i suoi incontri con Eugenio Scalfari. Per l’incontro di Papa Francesco con B. Obama mi pare che l’attenzione si possa spostare dal divino all’umano.

 

 

Si incontrano due uomini ambedue appartenenti al nuovo mondo. Il Presidente Obama ha infranto le barriere razziali negli USA, primo nero a giungere alla Casa Bianca, il Papa, primo americano a giungere al soglio pontificio. Il papa proviene dal sud del nuovo mondo, quello delle folle dei diseredati delle favelas, il Presidente proviene dal nord, ricco e potente, con una classe dirigente storicamente wasp, bianca e protestante. Uno portatore di una spiritualità religiosa che volge la sua attenzione agli ultimi della terra e l’altro con una visione del mondo tesa a superare le eccessive diseguaglianze. Profondamente diverse, però, le basi del discorso di ciascuno dei due. Il Presidente è un liberal, il senso della parola in America opposto a conservative, il Papa ragiona in termini di fede, di teologia, di vero e di falso.

La loro coincidenza di vedute somiglia a quella che ci fu tra Papa Woytila ed il Presidente Reagan, il papa polacco ed il presidente americano che vedeva nella Russia il Male assoluto. Come gli incontri Reagan-Woytila furono densi di conseguenze per l’assetto del mondo, così potrà esserlo quello fra il Presidente Obama e Papa Francesco.

Che cosa si saranno detti questi due uomini così diversi, ma con qualche punto di contatto? L’incontro è durato 50 minuti, in seguito ci sarà tanto da capire. Sarebbe cosa buona e giusta se insieme riuscissero a trovare il modo per diminuire le diseguaglianze tra ricchi e poveri, enormi e crescenti, ed anche, pensando all’Italia, se riuscissero a far capire che l’evasione fiscale, praticata con disinvoltura da tanti, non è un merito ma un furto.

A proposito di diseguaglianze mi pare opportuno riportare, senza bisogno di alcun commento, una dichiarazione del Presidente Obama diffusa dai media nazionali: …Arrivo a Roma per ascoltare il Pontefice, il suo pensiero è prezioso per capire come possiamo vincere la sfida contro la povertà estrema e per limitare le sperequazioni nella distribuzione dei redditi. Incalzandoci di continuo sui temi della giustizia sociale, il Pontefice ci mette sotto gli occhi il rischio di abituarci alle diseguaglianze estreme fino ad accettarle come normali.

Durante il colloquio, si vedeva nella sala degli ambasciatori tanta gente, fra cui il Segretario di Stato John Kerry che a lungo ha scambiato opinioni con dei porporati. Non potevo fare a meno di pensare in quel momento all’antipapismo dei protestanti americani, diffuso e profondo, per cui una persona proveniente da un paese a maggioranza cattolica è considerata poco credibile o del tutto estranea alla cultura dominante americana. Chissà cosa ispira ad un protestante la “grande bellezza” delle stanze del Vaticano, architetture e pitture stupende, in un misterioso e ricco intreccio di simboli cristiani ed eredità imperiali. Penseranno forse che l’impero romano non è decaduto, si è trasformato in qualcosa di diverso, politicamente non influente, ma largamente presente nel mondo dal punto di vista spirituale. Una realtà con cui fare i conti ancora oggi, dopo la riforma, guerre, nascita e crescita di popoli, culture e religioni diverse nei quattro angoli del pianeta.

C’è stato poi lo scambio dei doni. Simpaticissimo esempio di scambi, diciamo così culturali, ricchi di significati. Da parte del Presidente si è vista una scatola foderata di velluto blu, in singoli scomparti i semi di alcune piante del parco della Casa Bianca, da far crescere nei giardini vaticani. Da parte del Papa medaglioni incisi e lavorati con immagini religiose.

 

chiacchiere da ape

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