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Siria, continua con una strage di studenti a Damasco

Il bagno di sangue in Siria continua con una strage di studenti a Damasco, e la comunita' internazionale comincia a prendere in considerazione l'allargamento della missione Onu e, come ultima spiaggia, l'uso della forza nel Paese mediorientale.

 

La giornata e' cominciata con un duplice attentato che ha fatto almeno 55 morti e 372 feriti nella capitale siriana. La tv di stato ha inoltre affermato che tra le vittime ci sarebbero "decine di studenti dilaniati dalle bombe" tra cui anche bambini. Le esplosioni, provocate da due auto con a bordo kamikaze e circa 100 chili di esplosivo come ha riportato il ministero dell'Interno siriano, avrebbero provocato due crateri di 10 metri di diametro ciascuno. "E' un altro esempio delle sofferenze inflitte al popolo siriano", ha detto, recatosi sul posto, il generale Robert Mood, alla guida della missione dell'Onu. "Noi - ha aggiunto - la comunita' internazionale, siamo qui con il popolo siriano e chiediamo a ciascuno, dentro e fuori la Siria, un aiuto per fermare questa violenza.
Kofi Annan, inviato del Palazzo di Vetro in Siria, ha condannato gli attentati, e altrettanto ha fatto l'Italia, con Giulio Terzi. Il ministro degli Esteri ha auspicato che Damasco stabilizzi le condizioni di sicurezza e ha ipotizzato, qualora falliscano i tentativi di mediazione politica, un intervento armato della comunita' internazionale, in base all'articolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, per proteggere tanto la popolazione civile che gli osservatori stessi; ma ha osservato che "un'ipotesi del genere va considerata in Consiglio di sicurezza e che ci vogliono le condizioni politiche" affinche' tutti i membri dell'organismo siano concordi. Quanto ai quindici osservatori italiani in partenza per la Siria, Terzi ha lasciato capire che non ci sara' alcun cambio di programma: seguiamo le indicazioni dell'Onu: siamo parte di uno sforzo di insieme, abbiamo delle responsabilita' nel quadro societario, le porteremo avanti". Il ricorso a una nuova risoluzione servirebbe, eventualmente, "per chiedere una forza piu' robusta, fino a 2-3mila uomini. Una missione armata capace di garantire la protezione di alcune aree e la sicurezza degli osservatori, oggi affidata al governo siriano". Torna, dunque, protagonista Ankara, che una missione di questo tipo ha proposto con forza. A sottolinearne il "ruolo importante", e' stato anche il presidente del Consiglio, Mario Monti, in un'intervista a Trt Turk.

 

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