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PSICOPEDAGOGIA, PERCHE’!?!

L’uomo: una creatura terrestre che si distingue tra tutte le altre forme di vita presenti sul pianeta; quest’essere particolarmente complesso, modifica il suo comportamento in base alle proprie particolari esigenze del momento.

Fra tutti gli abitanti della terra l’essere umano, proprio per la sua complessità, siede sul trono della scala evolutiva. “ Gli invertebrati inferiori hanno un repertorio di comportamento estremamente limitato; alimentazione e riproduzione non sono per essi suscettibili di ampie variazioni o di una pianificazione complessa, il comportamento consiste essenzialmente in un movimento in questa quella direzione in generale”. Invece, l’uomo per quanto riguarda l’alimentazione, per esempio, è onnivoro. Inoltre, combinando in maniera originale gli alimenti commestibili, questo straordinario essere crea delle pietanze che tendono a soddisfare oltre che il bisogno di cibo, anche l’esigenza del gusto, la compiacenza dell’olfatto, l’entusiasmo dello sguardo.

Di moltissime esperienze fatte, l’uomo del passato ha lasciato traccia del suo vissuto, l’uomo del presente sente il bisogno di cercare e capire queste impronte del passato per avere una base su cui costruire il suo futuro.

Di generazione in generazione, il passato sussurra al presente, il presente pone le basi al futuro.

Questi agganci sono alla base di un equilibrio fondamentale per la vita del singolo e della specie. “ E’ necessario impegnarsi nell’individuazione di tutte le modalità e nella ricerca di tutte le strategie d’intervento formativo per avere un margine ampio di certezza che lo sviluppo dell’uomo sia “uno, “unico”, e” inconfondibile” il che significa non perdere di vista la molteplicità e la variegata articolazione del suo essere”.

Non si può assolutamente fare a meno di formarsi cercando di comprendere la propria provenienza storica per orientare il personale percorso futuro. E’ importante, tra l’altro, capire come costruirsi in modo da divenire un opportuno pezzo del puzzle che va a costruire, giorno dopo giorno, il gruppo di individui che formano la società.

La società è un gruppo di uomini, il modo di interagire, quindi le regole di convivenza tra questi esseri è la civiltà. Interagire, in questo caso, significa anche tramandare le esperienze alle generazioni future, andando ad insegnare i fatti e le regole ed essere sempre flessibili nel comprendere il motivo di queste. Capire il motivo di una regola è importante perché l’universo è in continua evoluzione (panta rei), tutto cambia niente resta fermo, quindi anche il motivo di una regola cambia, di conseguenza la regola deve cambiare.

Il compito di un educatore, sia esso un insegnante, un genitore o un amico, è quello di accompagnare l’individuo ad acquisire la competenza di capirsi e gestirsi nei propri mutamenti e capire e gestire i cambiamenti esterni provando infine il gusto di interagire in maniera costruttiva per la società:” il saper pensare è in definitiva, il procedimento mentale, che essendo di origine generale, è in grado di riunificare il sapere in saperi”.

Durante la nostra civiltà sorge un problema nuovo e grande, mai affrontato dalla società: “ la storia, in altri termini, ha perduto la funzione interpretativa dell’esistenza per lasciare uno spazio di dimensioni amplissime al mutamento”.

Ci si trova nella condizione di non saper governare i cambiamenti, perché questi avvengono numerosi ed in maniera più veloce rispetto al passato.

Nella cultura che si è formata nella nostra dimensione spazio-temporale il compito di educatore è affidato principalmente all’istituzione scolastica. Com’è giusto che agisca questo mediatore di cultura per arginare la minaccia incombente di una frattura fra passato e presente di così enormi dimensioni? Come deve agire in modo da poter integrare i propri interventi formativi con quelli ugualmente presenti durante la vita di un individuo? Come si distribuiscono le responsabilità , e come le competenze? “ L’uomo non può fare a meno della sua memoria senza mettere in pericolo il suo stesso equilibrio psichico e mentale”.

Per far fronte a questi interrogativi, è importante comprendere il senso di un approccio educativo che si basa sul principio di continuità, è un’idea prospettica del divenire educativo diretta non solo ad integrare le esperienze spesso frammentate dei bambini, ma ad arricchirle in modo che l’una cresca sulle altre.

Si tratta di stabilire connessioni con le esperienze che precedono , ma anche quelle che seguiranno, ben consapevoli che le esperienze non sono di per sé dotate di valore educativo.

In questa ottica si pone pure il tema del rapporto tra ripetitività e novità delle situazioni di crescita, per cui i percorsi di arricchimento diventano strettamente connessi con il “fine che si ha in mente” più che con le tappe dello sviluppo; i percorsi educativi assumono quindi un significato ed una funzione propositivi e non solo ricognitivi. Siamo di gran lunga oltre alla funzione semplicisticamente cumulativa delle esperienze.

Se è vero che c’è continuità tra il bambino e l’adulto maturo, così come c’è tra gli esseri umani ed i primati loro progenitori, è vero anche che esiste un processo evolutivo attraverso il quale tutti gli esseri umani devono passare.

Le teorie sull’evoluzione del bambino, oltre ad essere di grande interesse per scienziati e profani, rivestono anche un’importanza notevole per gli educatori.

Consapevolmente o inconsapevolmente gli educatori hanno un idea non solo di che cosa sia la mente del bambino alla nascita o al momento in cui affronta la scuola, ma anche di quali obiettivi educativi siano facilmente conseguibili e di quali invece richiedano la programmazione di complessi interventi o addirittura possono risultare irraggiungibili.

Nei prossimi articoli verranno esposte le concezioni dell’evoluzione della mente del bambino di quattro psicologi dello sviluppo: Jean Piaget, Lev Vigotsky, Jerome Brunner, Howard Gardner.

Piaget è considerato il padre della psicologia dello sviluppo, principali visioni antagoniste dello sviluppo umano possono considerarsi, anche secondo Gardner, in un modo o nell’altro, dei commenti alle concettualizzazioni centrali diPiaget.

Nel chiamare in causa esplicitamente il concetto di cultura si approda in un altro settore della psicologia dello sviluppo che si è imposto così vivacemente all’attenzione dopo Piaget. Un gruppo sempre più influente di studiosi della psicologia dello sviluppo traendo ispirazione soprattutto dall’epoca di quell’innovativo psicologo sovietico che fu Lev Vigotsky e facendosi forte del’appoggio di studiosi americani della statura di Jerome Brunner, ha agomentato la tesi della centalità dei fattori culturali nella considerazione dello sviluppo umano. Howard Gardner con i suoi studi sulla pluralità delle intelligenze ha contribuito nel proporre una prospettiva della psicologia dello sviluppo che tende ad individuare e valorizzare le peculiarità delle potenzialità dei singoli individui.

In questo spazio, gentilmente concesso da “Il Giornale di Montesilvano” si proporranno punti di vista di educatori, docenti universitari ,docenti scolastici, , genitori, assistenti sociali e studenti di ogni ordine e grado. Cercheremo, inoltre, di dare voce chi crede che la rivoluzione, il miglioramento sociale, non si realizzi con i martiri ma con testimoni consapevoli delle proprie azioni. Persone che camminano inseguendo un’educazione continua di se stessi , con gli altri.

(Claudia Circi)

 

Bibliografia:

-D.E. Berlyne, CONFLITTO, ATTIVAZIONE E CREATIVITA’, Franco Angeli Editore

-Maria Pia Cavalieri, CONTINUITA’ EDUCATIVA E DIDATTICA, Anicia

-J. Dewey, DEMOCRAZIA E EDUCAZIONE, La Nuova Italia

-Howard Gardner, EDUCARE AL COMPRENDERE, Feltrinelli

SITOGRAFIA:

-www.agora.it

 

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