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Ddl intercettazioni: ritiro emendamento 12008, la polemica è sempre più viva

 

Il popolo della rete dice "NO, al Bavaglio" e domani, manifesta dalle 14 davanti a Montecitorio

 

 Roma, 20 mag. - "Dopo una riunione con il ministro della Giustizia, Alfano, e con l'avvocato Ghedini, presidente della Consulta giustizia del Pdl, si e' presa la decisione, ovviamente condivisa dal presidente del Consigli, Silvio Berlusconi, di ritirare l'emendamento 1.2008 del relatore che che aggravava le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di notizie non pubblicabili".

Lo ha annunciato a Sky Tg24 Pomeriggio il senatore del Pdl, Roberto Centaro, relatore del provvedimento a Palazzo Madama, che ha aggiunto: "Penso che questo possa stemperare tante polemiche". Secondo Centaro restera' protetto il giornalismo d'inchiesta e "non verranno coperti ne' corrotti ne' corruttori. I cittadini continueranno a essere informati sul fatto che il potente di turno e' sotto inchiesta".

Il popolo della rete dice: No 'alla riforma delle intercettazioni che mette il bavaglio alla stampa e le manette alla magistratura licenziata dalla Commissione Giustizia del Senato''. Il 'popolo delle rete' torna in piazza con sit-in e speakers corner contro le nuove norme sulle intercettazioni, all'esame del Senato.

L'emendamento 1.2008 di cui Centaro ha annunciato il ritiro prevedeva per i giornalisti in caso di pubblicazione di atti vietati l'arresto fino a due mesi o il pagamento di un'ammenda dai 2.000 ai 10.000 euro. Qualora fossero pubblicate delle
intercettazioni, la condanna prevista era sempre l'arresto fino a due mesi, ma con l'aggiunta di una ammenda dai 4.000 ai 20.000 euro. Stesse pene anche per chi pubblicava la foto o il nome del magistrato titolare del procedimento.
 
 Il vicepresidente dei senatori del Pd, Felice Casson afferma:''Se verra' confermata questa indicazione si puo' parlare di un primo passo importante che pero non risolve il problema'' perche' ad esempio, la sanzione dell'arresto rimane e spero che maggioranza e governo condividano la nececessita' di eliminarla''. 
 
L'appuntamento è per domani dalle 14 davanti a Montecitorio: "I cittadini italiani non vogliono la censura che scaturirebbe da questa norma. Parmalat, i fatti di Genova e tante altre inchieste esplose in questi anni sarebbero passate senza nessuna informazione se il ddl intercettazioni fosse già stato in vigore", denunciano gli organizzatori "Ma soprattutto per noi - popolo della rete - con le nuove norme verrebbe di fatto impedito di diffondere le libere informazioni come facciamo da quando abbiamo scoperto che il web é anche uno spazio di libera circolazione delle notizie".

All'appello contro la "legge bavaglio" sulle intercettazioni hanno già aderito quasi 120.000 persone, gruppi, sindacati e associazioni e hanno dato il loro sostegno i costituzionalisti Valerio Onida, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Mario Dogliani, i giornalisti Marco Travaglio, Peter Gomez, editori come Giuseppe Laterza e Lorenzo Fazio di Chiarelettere, le associazioni Articolo 21, Free Hardware Foundation, Il Popolo Viola, Valigia Blu, Festival Internazionale del Giornalismo, i sindacati Usigrai, Unione degli Studenti, e poi Current Tv, Wikimedia Italia, Boicotta il Biscione e tantissimi altri. "Chiediamo a tutti di partecipare imbavagliati" al sit in di domani, dove sarà allestito uno speaker's corner dal quale "ciascuno potrà manifestare il proprio dissenso".

 Intanto l'Idv annuncia scintille. "Una delegazione dell'Italia dei Valori sarà domani in piazza Montecitorio accanto al popolo viola per partecipare al sit-in di protesta contro la vergognosa e criminale legge bavaglio sulle intercettazioni. Faremo le barricate fuori e dentro il Parlamento. Come già affermato ieri, saremo in piazza al grido di 'Arrestateci tutti, siamo tutti giornalisti'", rende noto il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

  Antonio Di Pietro, in una conferenza stampa tenutasi a Nuoro nel corso della campagna elettorale in Sardegna,  dichiara: "Oggi è peggio di Tangentopoli, e si vuole togliere alla magistratura i poteri di indagine, mentre alla stampa il dovere di informare ed ai cittadini il diritto di sapere". Inoltre parlando, fra l'altro, dell'Afghanistan Di Pietro ha dichiarato che è "necessario rivedere radicalmente le ragioni della presenza".

IL procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia commenta. "Abbiamo apprezzato le dichiarazioni di Silvio Berlusconi che ha detto che è giusto, in questo dilagare di nuovi episodi di corruzione, che chi ha sbagliato paghi e che la magistratura indaghi fino in fondo. Ora, però, occorre essere consequenziali e introdurre robusti emendamenti al ddl sulle intercettazioni se si vuole davvero che i corruttori rispondano dei reati commessi e che la magistratura svolga pienamente il suo ruolo di tutela della collettività".

 

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