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LA RIVOLUZIONE INDONESIANA (1945-1949): LA DISSOLUZIONE DI 350 ANNI DI COLONIALISMO OLANDESE

Il continente asiatico è stato terra di colonizzazione da parte di Stati europei, che in passato hanno contato molto sulla scena internazionale perchè avevano grandi tradizioni marinare e commerciali, Portogallo ed Olanda.

Una nazione, quella indonesiana, oggi cuore verde del mondo, per secoli ha subito in silenzio una lunga dominazione coloniale europea di stampo portoghese prima ed olandese dopo.

La guerra civile indonesiana del 1945-49, che si concluse con l'indipendenza della nazione, fu completamente diversa da altre rivoluzioni orientali. "L'Indonesia, come in tutta la sua storia, fu un'eccezione. Non impugnò la bandiera rivoluzionaria; la trovò per caso e con riluttanza la raccattò dalla polvere dove i giapponesi l'avevano gettata", e diversamente da tanti suoi vicini, era stata colonizzata per secoli.

Sul finire del sedicesimo secolo, prima che gli europei arrivassero nell'Asia sud-orientale in cerca di spezie ed oro, quella che oggi chiamiamo Indonesia, era un gruppo di stati dall'equilibrio instabile che prosperava sulla base del commercio costiero delle spezie praticato sia fra loro sia con le navi mercantili cinesi, indiane ed arabe, che portavano il pepe, i chiodi di garofano, la noce moscata e il mais alle capitali dell'Asia orientale ed infine in Europa, per soddisfarne la crescente richiesta.

Il più grande di questi regni si chiamave "Sri Vijaya", che univa molti dei villaggi costieri delle migliaia di isole dell'Indonesia in un coerente stato nazionale e costituiva il maggior centro commerciale del Sud-Est asiatico. Quando nel 1511 i portoghesi si impadronirono di Malacca, nella penisola omonima, il regno di Sri Vijaya era scomparso e numerosi stati rivali dominavano l'isola più popolosa dell'arcipelago, Giava, mentre le altre grandi isole di Celebes, Sumatra e Borneo cadevano sotto il dominio di questo o quel capo locale. Le isole erano state appena islamizzate, e molte di quelle periferiche o erano già di religione indù (la diffusione dell'induismo era cominciata quasi al tempo di Cristo) o erano ancora sotto l'influenza dell'animismo.

Bandiera dell'Indonesia

Ciascuno stato lungo la costa controllava soltanto un gruppo di villaggi. L'interno montagnoso dell'isola di Giava era indipendente da questi stati costieri per questa ragione l'interno di Giava e le isole periferiche furono più aperte al cattolicesimo che i portoghesi andarono diffondendo, sulla base della forte motivazione religiosa che caratterizzava la loro azione coloniale. Il Portogallo in realtà non edificò un vero e proprio impero coloniale nel Sud-Est asiatico; pagò dei profitti che gli venivano dal commercio e lasciò per quanto era possibile tranquilli gli indigeni. Questa linea di condotta non dispiacque ai sultani regnanti dell'Indonesia per i quali il Portogallo non era che uno stato straniero venuto a commerciare con loro e che aveva lasciato quasi inalterata la situazione locale. Perciò il rovesciamento della potenza portoghese nel Sud-Est asiatico ad opera degli olandesi che avvenne nel XVII secolo ebbe come conseguenza un fondamentale cambiamento della vita indonesiana.

I Paesi Bassi erano una grande potenza in Europa: avevano sconfitto la Spagna nella Guerra degli ottant'anni e avevano saputo mantenere le proprie posizioni nelle maggiori guerre combattute con l' Inghilterra e la Francia. L'Olanda, la cui potenza era fondata sul commercio, decise di porre fine al monopolio portoghese delle spezie e nel 1619 mandò un certo Jan Pieterszoon Coen a Giava per stabilire una base commerciale a partire dalla quale gli olandesi potessero espandersi. Fu scelto come base il villaggio di Giacarta che venne trasformato in Amsterdam in miniatura, con canali, case con frontoni e viali alberati. Giacarta fu ribattezzata Batavia e divenne la capitale dell Indie orientali olandesi.

 Jan Pieterszoon Coen

 La nuova Compagnia delle Indie orientali olandesi, fu una delle più fortunate società per azioni della storia europea, tanto che possiamo dire che le tipiche case che abbelliscono oggi Amsterdam furono costruite anche grazie agli immensi guadagni apportati da questa compagnia, prima col commercio delle spezie e più tardi con la coltivazione di prodotti molto richiesti in Europa, come il caffè, il the e lo zucchero. Fino al XVIII secolo gli olandesi si accontentarono di rimanere nelle loro basi costiere, interferendo poco nella vita locale, e lo smercio rapido dei prodotti dei coltivatori indigeni incoraggiò lo sviluppo agricolo e la prosperià portando anche ad una crescita demografica in Giava.

Nel corso del '700 la Compagnia delle Indie orientali olandesi andò registrando un calo sempre maggiore dei profitti, anche a seguito dell'occupazione francese dell'Olanda. Approfittando delle guerre napoleoniche, furono gli inglesi ad occupare le Indie introducendo importantissime riforme alle colture, che si mantennero anche quando le isole furono restituite ai Paesi Bassi dopo il Congresso di Vienna. Durante l'800 gli olandesi introdussero un sistema di piantagioni che mirava a coltivare su larga scala quei prodotti per i quali essi sapevano di poter trovare un mercato. Questa politica implicò anche il graduale passaggio di vaste zone dell'interno di Giava sotto il governo di Batavia, sia con una dipendenza diretta sia indirettamente tramite il governo dei "rajah" indigeni. Naturalmente ciò non avvenne senza contrasti, e la guerra di Giava all'inizio del secolo è uno dei primi esempi di ribellione indigena contro l'autorità olandese. Per tutto l'800 il sistema di piantagioni portò prosperità ai piantatori ed armatori olandesi, mentre cresceva il risentimento degli indonesiani verso il dominio olandese man mano che questo controllo si faceva più esteso e gli altri paesi europei cominciarono ad invadere i territori dell'Asia sud-orientale.

Sebbene si sforzassero di non interferire, finchè era possibile, nella vita degli indigeni, gli olandesi non potevano evitare di essere coinvolti in conflitti locali, quando gli indigeni si mostravano restii ad accettare il loro dominio. Di tutti questi conflitti, di gran lunga il più cruento fu la guerra di Atjeh, combattuta per tutto l'ultimo quarto dell'800 nel nord di Sumatra e conclusasi nel 1904. Come conseguenza di questa guerra un nuovo impulso, che potremmo chiamare "nazionalismo incipiente", cominciò ad agitarsi nel cuore di alcuni indonesiani, provenienti per lo più da famiglie aristocratiche, principalmente di Giava; di alcuni intellettuali olandesi, simpatizzanti con gli indigeni, e di indo-europei colti, che formavano una classe media. Il concetto di nazionalismo era piuttosto difficile da imporre ad un gruppo di isole che differivano etnicamente, linguisticamente e perfino razzialmente, sebbene in Giava già dominasse un movimento nazionalista, perchè la sua popolazione era (ed è tuttora) la più numerosa di tutte le isole.

 Borobudur, antico tempio di Giava

I primi moti del nazionalismo indonesiano sono legati al sorgere della lingua indonesiana, che non esisteva prima del XX secolo. Piccoli gruppi cominciarono ad usare la lingua franca dei paesi costieri, che nell'800 aveva lentamente soppiantato il portoghese, ed era una forma corrotta e semplificata del malese, la lingua della Malacca continentale e di parte di Sumatra. Gli olandesi tentarono di scoraggiare ufficilmente l'uso dell' "indonesiano", ma in pratica esso andò sempre più diffondendosi fra i piccoli gruppi di nazionalisti. Costoro furono profondamente toccati dalla vittoria del Giappone sulla Russia (sconfiggeva il dogma dell'invincibilità dell'Occidente), e la prima Guerra mondiale contribuì ulteriormente a creare una nuova prospettiva. Ma durante gli anni '20, sebbene si fossero formati un Partito nazionalista indonesiano ed un Partito comunista indonesiano, questi non riscossero molta simpatia e non riuscirono a promuovere l'indonesiano come vera e propria lingua identitaria.

Così, disprezzata dagli olandesi e dagli stessi indonesiani, la lingua indonesiana usata dai nazionalisti non riuscì a diventare l'idioma della rivoluzione: non fu un caso che le prime rivolte di ispirazione nazionalista e comunista, quelle del 1926-27, scoppiate nella regione occidentale di Giava, furono schiacciate senza difficoltà ed i loro capi imprigionati o esiliati. Maring, il comunista olandese, lasciò il paese per non farvi più ritorno, mentre Tan Malaka, il comunista indonesiano, partì per la Malacca britannica. Soekarno, il leader nazionalista, fu esiliato nelle isole perferiche, dove scontò una lunga pena. Tuttavia l'attività nazionalista non fu del tutto vietata dopo il 1927, e i colleghi di Soekarno poterono unificare i resti avviliti del movimento nazionalista sotto il motto "Indonesia -satu bangsa, satu bahasa, satu tanah-air" (Indonesia, un solo popolo, una sola lingua, una sola madrepatria).

Un movimento giovanile, Indonesia Muda, (Giovane Indonesia) si formò nel 1930. La lingua guadagnava lentamente favore e consenso, e la parola "Indonesia", come definizione delle Indie orientali olandesi, si diffondeva largamente nonostante gli sforzi per sopprimerla compiuti da Colijn, ministro delle colonie olandesi durante buona parte degli anni '30. Ma il quadro fu alterato radicalmente, non dagli olandesi o dagli indonesiani, ma dai giapponesi. Quando i Paesi Bassi furono invasi dai nazisti nel 1940, l'Indonesia era divenuta più o meno indipendente dall'Olanda, un fatto non trascurato dal Giappone imperiale, che già si spingeva verso sud nel Vietnam. Nonostante i buoni uffici diplomatici, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non furono in grado di aiutare il governatore olandese di Batavia a resistere alle richieste imposte dal Giappone: a metà del 1941, circa un terzo delle più importanti materie prime dell'Indonesia (petrolio, caucciù e stagno) prendevano il mare alla volta del Giappone. Ma i giapponesi volevano tutto ed avevano soprattutto bisogno del petrolio, in funzione del loro impegno militare in Cina: quando l'Olanda mise l'embargo, il Giappone si vide costretto ad intervenire. Il 7 dicembre 1941 la guerra divampò; gli olandesi da soli non riuscirono a resistere così che, il 9 marzo, capitolarono, e l'Indonesia divenne l'India orientale giapponese.

La caduta dell'Indonesia per mano dei giapponesi divenne paradossalmente una carta vincente per i nazionalisti indonesiani, che erano stati bersagliati già da tempo con una campagna propagandistica radiofonica che prometteva loro la liberazione dagli olandesi. Giunti in Indonesia, furono accolti calorosamente dagli indigeni, mentre gli olandesi vennero chiusi in campi di concentramento subito dopo la capitolazione. L'entusiasmo per i giapponesi si raffreddò quando furono vietate tutte le dimostrazioni o adunanze politiche: sebbene Soakarno e altri nazionalisti fossero stati liberati dalla prigionia, i movimenti nazionalisti furono soppressi e fu fatto obbligo agli studenti di radersi il capo e di imparare il giapponese. Nonostante tutto, Soekarno (che aveva combattuto il fascismo fin dagli anni '20) fu pronto a collaborare con gli occupanti (anche se il suo aiutante Mohammed Hatta ed il socialista di scuola olandese Sutar Sjahrir non approvarono il suo atteggiamento), e riuscì ad ottenere dai giapponesi una vaga promessa di autonomia. Gli permisero di organizzare il Putera (Centro del Potere del popolo), che in indonesiano significa "figlio", perchè implicava che l'organizzazione si sarebbe occupata della madrepatria con la devozione di un figlio. I giapponesi permisero che si stampassero giornali indonesiani, sia pure sotto il controllo della censura, e ciò agì a favore del nazionalismo, perchè, anche se il 95% degli indonesiani era analfabeta, si trovava sempre in ogni villagio qualcuno che sapesse leggere, e in tal modo opuscoli e giornali potevano raggiungere un vasto pubblico. Quando nel 1943 divenne chiaro che l'andamento della guerra non era favorevole al Giappone, il primo ministro giapponese Tojo permise ai popoli delle "regioni meridionali" di cooperare nel governo, se lo desideravano.

 Tojo

Lo scopo era evidentemente quello di accaparrarsi l'appoggio allo sforzo bellico da parte dei popoli soggetti. Così fu creato un esercito indonesiano e circa trecentomila uomini furono mandati a combattere in Nuova Guinea e in Birmania, da dove il 90% degli stessi non tornò più in patria. Soekarno fu fatto consigliere del regime militare e gli fu concesso di essere un capo nazionalista autonomo, soggetto agli ordini del Giappone, ma autorizzato a compiere giri di propaganda per tutto il territorio di Giava allo scopo di organizzare la collaborazione col Giappone. Il popolo indonesiano lo riconobbe non come un fantoccio dei giapponesi, ma come un nazionalista autentico, soprattutto quando il 7 settembre 1944 i giapponesi annunciarono che l'Indonesia sarebbe divenuta indipendente. L'inno nazionale indonesiano "Indonesia Raja", soppresso dagli olandesi quanto dai giapponesi, fu ora permesso, come fu permessa la bandiera nazionale rosso-bianca. Anticipatamente furono tenute celebrazioni in tutte le isole, ma nessuno pensò, neppure lontanamente, che l'Indonesia non avrebbe potuto ottenere l'indipendenza senza una vittoria del Giappone. Quando gli americani cominciarono ad accumulare vittorie su vittorie per mare e nelle Filippine, si diffuse l'inquietudine in tutto il paese, e specialmente a Giava. Siccome la guerra continuava ad andare male per i giapponesi, fu ufficiosamente permesso il manifestarsi di movimenti indipendentistici di ogni genere, e durante la primavera del 1945, Soekarno fece i passi necessari per formare un governo a guerra finita.

Soekarno

A Maggio-Giugno fu tenuto un congresso in cui furono decisi i confini del nuovo stato, che doveva includere l'intera Nuova Guinea, la zona portoghese di Timor, il Borneo e la Malacca inglesi. Fu tracciata una costituzione che prevedeva un parlamento con un presidente di incarico quinquennale. Il maresciallo Terauchi, come comandante giapponese per le regioni meridionali, chiese che la commissione cominciasse a governare prima possibile. L'obiettivo era di dare il via al nuovo governo prima di capitolare, e fu necessario affrettare le cose quando la prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima il 6 agosto.

La rivoluzione era però già scoppiata in Indonesia e i giapponesi potevano ormai fare ben poco per riuscire ad impedirla: appena trapelò la notizia della dichiarazione di guerra russa al Giappone e delle sue esplosioni atomiche, il fervore rivoluzionario fra la gioventù nazionalista raggiunse il culmine. I nazionalisti sapevano di dover agire subito, poichè non ignoravano che gli alleati avevano promesso agli olandesi di aiutarli a tornare nella loro colonia una volta finita la guerra. Hatta e Soekarno decisero di proclamare l'indipendenza immediatamente, e il 17 agosto annunciarono al mondo l'istituzione della Repubblica d' Indonesia. Ma era in sostanza una repubblica sulla carta, perchè come previsto, il 29 settembre le truppe britanniche sbarcarono a Giava, e poco dopo, in ottobre, arrivarono anche gli olandesi.

Soekarno però, che nel frattempo aveva fondato il PNI (Partito nazionalista indonesiano), aveva ormai il popolo dalla sua parte ed era un capo carismatico e popolare. Gli inglesi si trovarono circondati a Surabaya e Soekarno manovrò subito per raggiungere un armistizio. L'operazione fu completata dal neo-primo-ministro Sjahrir che tentò di negoziare con gli olandesi a Batavia, ribattezzata dai nazionalisti Giacarta. Fu proposto un nuovo schema in cui l'Indonesia avrebbe avuto lo stato di "dominion" nel Commonwealth britannico. I negoziati col governatore olandese van Mook, con l' intervento del leader labourista olandese, professor Schermerhorn, portarono all'accordo di Linggadjati, che riconoscevano le Repubbliche di Giava e Sumatra, insieme al Borneo e al Grande Oriente. Si sarebbe creata, sotto la corona di Olanda, una Unione indonesiano-olandese che sarebbe entrata in vigore più tardi, dopo il primo gennaio 1949, data in cui gli olandesi avrebbero dovuto evacuare il territorio repubblicano.

Questo accordo non fu rispettato proprio dagli olandesi che nel maggio 1947 costituirono uno stato rivale del Borneo occidentale (BFO) sotto il sultano Hamid II, contrariamente ai consigli degli americani. Nonostante l'appello delle Nazioni Unite, gli olandesi avevano di fatto occupato i più importanti porti e città di Giava e Sumatra, e si erano impadroniti anche di molte piantaggioni di caucciù di importanza capitale. Con l'ONU bloccata in una situazione insolubile nel Consiglio di Sicurezza, gli indonesiani riposero la fiducia in Frank Graham, un membro americano del Committee of Good Offices (Comitato di buoni Uffici), che promosse incontri fra le due parti sulla nave americana Renville, ormeggiata in un porto controllato dagli olandesi. Si arrivò anche questa volta ad un'accordo dal sapore amaro che avrebbe portato ad un libero plebiscito entro dodici mesi nel primitivo territorio repubblicano, per stabilire se la popolazione desiderava rimanere nella repubblica o unirsi a uno degli stati dell'USI (Stati Uniti d'Indonesia). Intanto in Indonesia si diede vita ad una insolita alleanza tra il PKI (Partito comunita indonesiano) ed il partito comunista olandese, che aveva portato nell'ex repubblica asiatica alcuni leaders di rilievo col compito di rendere più difficile la vita alla repubblica, che ora veniva accusata di complicità con gli olandesi dai gruppi nazionalisti indonesiani. Gli olandesi non consideravano affatto i comunisti una minaccia, anzi erano convinti che questi avrebbero col tempo tolto il consenso a Soekarno, e la divisione del suo movimento avrebbe alla fine permesso il ritorno dell'arcipelago nelle loro mani. Muso, il leader comunista, assieme al suo aiutante Aidit decise di fare un colpo di stato per strappare al PNI il controllo della repubblica e guidare una rivoluzione comunista, contro gli olandesi. Soekarno, intuito ciò che stava accadendo, chiese l'appoggio del popolo contro la sollevazione dei comunisti, così che il colpo di stato fallì, Muso fu ucciso e gli altri capi comunisti arrestati dagli uomini di Soekarno. I nazionalisti si riguadagnarono il favore di Giava e il piano olandese andò in fumo. Ma la posizione della repubblica era ancora precaria.

Il plebiscito non veniva indetto e gli olandesi nelle prime ore del 19 dicembre 1948 circondarono con paracadutisti Giacarta costringendo il governo ad arrendersi. Soekarno, Hatta, Sjahrir e altri capi repubblicani furono arrestati. Gli edifici governativi furono presi e, nonostante la continua resistenza delle ultime forze guerrigliere e comuniste, pareva che la repubblica fosse finita. Gli olandesi non avevano capito però che l' opinione pubblica mondiale era ostile ai Paesi Bassi, e mentre l'India, il Pakistan, Ceylon e la Birmania avevano ottenuto l'indipendenza, l'ONU era fermamente contraria all'Olanda. Il Consiglio di sicurezza raccomandava che le ostilità cessassero, che la repubblica rientrasse nei suoi diritti secondo l'accordo Linggadjati e che il trasferimento della sovranità all'USI avesse luogo prima del 1950. Ma assai più significativa fu l'azione del Senato americano, che minacciava di tagliare gli aiuti del piano Marshall ai Paesi Bassi, se gli olandesi si fossero rifiutati di ritirarsi. Gli olandesi, la cui economianazionale era in condizioni pietose e il cui territorio era stato sconvolto dalla seconda guerra mondiale, non ebbero altra scelta che riprendere i negoziati. Le discussioni fra le due parti cominciarono all'Aja, il governo socialista olandese era diviso, mentre gli stati olandesi delle isole periferiche di recente creazione cominciarono anch'essi a scoraggiarsi.

Hatta

Il 30 giugno 1949 le ultime unità olandesi lasciavano Giacarta e sei giorni dopo la repubblica riprendeva il controllo della capitale. Nella tanto attesa Conferenza dell'Aja, Hatta rappresentava la repubblica e il sultano Hamid II gli stati del cosidetto BFO. Sotto le crescenti pressioni americane, gli olandesi, sia pure con riluttanza, cedettero. Acconsentirono a sciogliere il loro esercito coloniale entro il luglio del 1950, ma si rifiutarono, anche dopo la concessione dell'indipendenza dell'Indonesia, di lasciare il territorio dell'Irian occidentale (Nuova Guinea olandese), che conservarono fino al 1962. Il 27 dicembre 1949 gli olandesi trasferivano formalmente la sovranità agli Stati Uniti d'Indonesia, che erano formati di tutte le antiche Indie orientali olandesi eccetto l'Irian occidentale. Dopo circa trecentocinquant'anni di supremazia olandese sull'arcipelago, le isole asiatiche presero finalmente posto nella comunità internazionale come stato indipendente e, subito dopo, come sessantesimo membro dell Nazioni Unite. Il presidente Soekarno fu acclamato dal suo popolo come l'eroe della rivoluzione indonesiana, ma quando nel 1965, fu colto da malore, gli avvenimenti precipitarono in modo estremamente confuso: nel 1966 il generale Suharto prese il potere attraverso un colpo di stato trasformatosi in una spaventosa repressione, la più sanguinaria di cui mai un partito comunista nel mondo sia stato vittima. Circa un milione di uomini venne trucidato: molti più iscritti di quanti il Partito avesse mai contato.

 

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