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Giovedì, 24 Giugno 2021 16:30

Abruzzo. Calo demografico: - 8.685 persone. Non è solo colpa del Covid.

Al 31 dicembre 2020, la popolazione residente in Abruzzo ammonta a 1.285.256 unità

Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente in regione è inferiore di quasi 8.685 unità rispetto all’inizio dell’anno (-6,7‰), come se fosse sparito nel nulla più di un comune come Montorio al Vomano (8.283). Secondo le analisi effettuate dal CRESA - Ufficio Studi dell'Agenzia per lo Sviluppo L'Aquila.

Gli effetti negativi prodotti dall’epidemia Covid-19 hanno amplificato la tendenza al declino della popolazione abruzzese in atto dal 2013. Nel 2020 si registra il minimo storico di nascite (8.227), il massimo storico (16.296) di decessi dal secondo dopoguerra e una forte riduzione dei movimenti migratori (-616).

Crolla il numero dei matrimoni: 1.746 contro 3.800 del 2019, pari al -54,1% (Italia: -47,5%). Sono in particolare quelli celebrati con rito religioso (2020: 24,5% del totale; 2019: 52,7%) che si contraggono in misura superiore a quanto si registra nella media del paese (-76,3% contro -68,1%) I matrimoni civili riportano un più modesto -34,1% (Italia: -28,8%)

 

La pandemia incide profondamente sulla dinamica demografica

La diffusione del COVID 19 acutizza la crisi già in atto nel Paese dal 2015. Il declino demografico avviatosi in Abruzzo già dal 2013 è stato accelerato dagli effetti dell’epidemia Covid-19.

Alle conseguenze immediatamente riconducibili al virus, dovute all’aumento dei malati, dei ricoveri ospedalieri e dei decessi, si sono sommati i contraccolpi che le misure volte a contenere la diffusione dei contagi hanno prodotto sulla vita delle persone (restrizioni di movimento, interruzione totale o parziale di attività lavorative, limitazione nel numero di partecipanti alle cerimonie).

Negli ultimi 3 anni, si rileva che il calo della popolazione nazionale, già marcato nel 2018 e 2019, più che raddoppia nel 2020 (da -2,0‰ del 2018 a -2,9‰ del 2019 a -6,4‰ del 2020). Per effetto della pandemia il deficit demografico si aggrava nel 2020 in modo preoccupante nelle regioni del Nord che erano state marginalmente interessate dal decremento nei periodi precedenti (Nord Ovest: da -0,4‰ a -0,6‰ a -7,2‰; Nord Est: da +1,9‰ a -0,1‰ a -4,5‰) e che invece vengono colpite pesantemente dalla prima e seconda ondata.

Tra il 2018 e il 2020 il decremento annuo più che raddoppia di intensità nel Centro: (da -1,8‰ a -3,2‰ a -6,4‰), e interessa in modo più marcato, ma solo marginalmente per effetti pandemici, il Sud e le Isole: (da -5,6‰ a -6,3‰ a -7,0‰). Al 31 dicembre 2020, la popolazione residente in Abruzzo ammonta a 1.285.256 unità, mostrando nel periodo in osservazione un deciso peggioramento del trend demografico (-4,1‰ nel 2018; -5,2‰ nel 2019 e -6,7‰ nel 2020).

Per quanto riguarda l’andamento provinciale, si osserva che è L’Aquila nell’ultimo anno a riportare il più intenso decremento del -8,4‰, in lieve peggioramento rispetto al -8,3‰ del 2019 e più rilevante del -5,9‰ del 2018. Seguono Chieti (-6,4‰), che, dopo un affievolimento del calo nel 2019 (-4,8‰), vede peggiorare leggermente la variazione fortemente negativa del 2018 (-6,2‰), Teramo e Pescara, entrambe in costante caduta negli ultimi anni (Teramo: -2,0‰ nel 2018, -4,6‰ nel 2019 e -6,9‰ nel 2020; Pescara: -2,1‰ nel 2018, -3,2‰ nel 2019 e -5,3‰ nel 2020).

Abruzzo risente fortemente della seconda ondata pandemica.

L’Abruzzo, con una tendenza simile a quella del Mezzogiorno, perde 8.685 residenti contro i -6.704 del 2019, con un andamento caratterizzato da contrazioni minori nel periodo gennaio-maggio 2020 (-4.692 pari al 54,0% del totale annuo) rispetto agli analoghi mesi dell’anno precedente (-4.697 pari al 65,4%) e da un significativo intensificarsi delle perdite nella restante parte dell’anno (-3.993 pari al 46,0% contro -2.485 che corrisponde al 34,6%). Rispetto al 2019 nel 2020 tutte le province evidenziano nella fase della seconda ondata contrazioni in valore assoluto assai più consistenti (L’Aquila: -968 contro -654; Teramo: -586 contro 168; Pescara: -305 contro -208; Chieti: -500 contro -331); a Pescara e a Chieti, inoltre, si segnala un decremento demografico più acuto già in corrispondenza della fase di transizione (rispettivamente -496 contro -67 e -537 contro -293) e Teramo mostra contenute perdite demografiche maggiori rispetto al 2019 nei primi cinque mesi dell’anno (-1.230 contro -1.014).

Soprattutto al Sud sempre più grave il divario tra nascite e decessi

Per quanto riguarda l’Abruzzo, si osserva una variazione percentuale della dinamica naturale tra i due anni considerati (+32,0%) allineata a quella delle regioni centrali. In regione il tasso di natalità diminuisce di pochissimi decimi di millesimo (tranne che a L’Aquila dove mette a segno un debole incremento), quello di mortalità aumenta in misura assai più consistente.

Record negativo per le nascite.

In Abruzzo vengono iscritti per nascita 8.227 bambini (-273 rispetto al 2019, con un decremento su base annua del 32,1‰). Chieti registra 2.289 nati (-56,1% nel confronto con l’anno precedente) che rappresentano il 27,8% del valore abruzzese, Pescara 2.127 (-18,9%), vale a dire il 25,9% del totale regionale, Teramo 1.942 (-46,3% su base annua) pari al 23,6% dei nati in Abruzzo e L’Aquila 1.869, in lieve decremento rispetto al 2019 (-4,3%) (22,7% dell’Abruzzo).

Primato negativo di decessi complessivi

L’Abruzzo registra nel 2020 16,3 mila decessi, 1,7 mila in più rispetto all’anno precedente (+11,5%).

A livello provinciale Teramo, Pescara e Chieti contano tra i 400 e i 500 morti ciascuna in più del 2019 con un aumento percentuale su base annua tra l’11% e il 16%; migliore la situazione dell’Aquila che registra +242 decessi rispetto all’anno precedente (+6,8%). Nei mesi di gennaio e febbraio 2020 il numero di morti nel complesso è stato quasi ovunque inferiore rispetto a quello registrato nello stesso bimestre del 2019. Nel periodo marzo-maggio 2020 (prima ondata dell’epidemia) i decessi a livello nazionale sono stati 211.750, quasi 52,2 mila in più rispetto all’anno precedente (+32,7%).

È il Nord Ovest, con 36,4 mila morti in più del 2019, a registrare la maggiore variazione percentuale (+84,3%), seguito dal Nord Est (+9,9 mila decessi pari al +32,2%). Il Centro (+2,8 mila pari al +8,7%) e il Mezzogiorno (+3,1 mila pari al +5,8%) presentano incrementi assai più contenuti. L’Abruzzo vede aumentare i decessi di circa 600 unità (+16,4% pari a quasi tre volte la variazione percentuale della circoscrizione di appartenenza), principalmente concentrati nelle province di Pescara (+275 unità, +33,8%), Chieti (+203 decessi, +18,7%) e Teramo (+105, 12,2%).

La provincia dell’Aquila, con un aumento di soli 13 decessi, è stata risparmiata dalla prima ondata. Il confronto tra i periodi giugno-settembre 2020 (fase di transizione, non funestata dall’imperversare della pandemia) e 2019 evidenzia numeri meno critici, ad indicazione del fatto che il numero i decessi da Covid 19 in quella fase è diminuito. L’analisi mostra un drastico ridimensionamento dell’incremento dei decessi di periodo in tutte le ripartizioni (+3,3% a livello medio nazionale, Nord +2,1%, Centro: +3,7%, Mezzogiorno +4,8%). In Abruzzo (+1,1%), si osservano contrazioni all’Aquila (-4,2%) e Teramo (-3,3%) e aumenti di intensità assai differente a Chieti (+2,5%) e Pescara (+8,6%). A partire da ottobre, la rapida ed estesa diffusione nella stagione autunnale dell’epidemia Covid-19 ha dato luogo a un nuovo drammatico incremento dei decessi rispetto ai livelli del 2019 (+39,1% a livello Italia superiore al +32,7% della prima ondata). I numeri tornano ad essere alti ma non eguagliano nel Nord Ovest (+44,3%) i livelli della prima ondata, livelli che vengono invece superati nel Nord Est (+40,6%), nel Centro (+35,0%) e nel Mezzogiorno (+35,8%). L’Abruzzo conta +1.051 decessi (+29,7%), particolarmente concentrati questa volta all’Aquila (+377 unita, +43,5%) e a Teramo (+292 unità, +36,43%).

Decessi con COVID 19

L’Abruzzo riporta 1.238 decessi per Covid che corrispondono al 7,6%, valore più elevato di quello che si osserva al livello della Mezzogiorno. Sono soprattutto Pescara con 352 morti COVID e L’Aquila con 349 casi, in entrambe con un peso di poco superiore al 9%, a pagare il più alto tributo per decessi COVID. Chieti e Teramo si assestano su valori assoluti (rispettivamente 270 e 267 casi) e percentuali (5,6% e 7,1%) inferiori. Tutto il territorio nazionale mostra un’incidenza di decessi COVID pari allo 0% nel corso della fase pre-pandemica (gennaio-febbraio 2020) e nel complesso inferiore all’1% in quella di transizione. La rilevanza delle morti COVID sul totale dei decessi subisce importanti rialzi nelle due ondate pandemiche, rialzi che interessano soprattutto il Nord Ovest (I ondata: 27,4%; II ondata: 20,9%) e Nord Est (I ondata: 17,8%; II ondata: 24,8%), il primo colpito più pesantemente nel periodo marzo-maggio, il secondo tra ottobre e dicembre.

I “lievi danni” da decessi da COVID riportati nel corso della prima ondata da Centro e Mezzogiorno (rispettivamente: 8,2% e 3,7%) si aggravano notevolmente nell’ultimo trimestre dell’anno (rispettivamente 15,8% e 14,4%). Per quanto riguarda l’Abruzzo si osserva che l’incidenza dei decessi da COVID su quelli totali si alza dal 10,4% della prima ondata al 17,1% della seconda. Nel primo dei suddetti periodi a “soffrire” maggiormente è la provincia di Pescara (21,0%), mentre l’Aquila, che resta pressoché indenne tra marzo e maggio, paga nel secondo periodo il prezzo più elevato (28,0%).

Le iscrizioni per flussi migratori

Le variazioni percentuali 2020/2019 delle iscrizioni per flussi migratori riportano valori compresi tra il -20% e il -10%. Nel corso della fase pre-pandemica si osservano variazioni 2020/2019 tra il -4,5% e il -7,5% nella media delle principali circoscrizioni. L’Abruzzo fa rilevare una contrazione assai maggiore (-10,7%) per effetto dei crolli di Pescara (-21,6%) e Teramo (-13,9%) e nonostante il lieve incremento di Chieti (+0,8%).

In corrispondenza della seconda ondata le variazioni percentuali delle iscrizioni 2020/2019 sono negative (tra il -2% e il -8%) nelle principali circoscrizioni, Mezzogiorno escluso (+2,0%). L’Abruzzo mostra una performance ancora migliore (+5,7%), con incrementi in tutte le province, soprattutto a Chieti (+13,2%).

Le cancellazioni per flussi migratori

Nel complesso del 2020 le variazioni percentuali rispetto al 2019 delle cancellazioni anagrafiche per flussi migratori si stabiliscono su valori compresi tra il -17% e il -10%.

Tracollo del numero di matrimoni

I dati provvisori disponibili relativi ai matrimoni celebrati in Italia nel corso del 2020 raccontano che il decremento già osservato nel 2019 si è trasformato in un vero e proprio tracollo: i matrimoni contratti nel 2020 sono 96.687, vale a dire il 47,5% in meno di quelli relativi al 2019 (184.088). È soprattutto il numero di matrimoni religiosi a diminuire (da 87.299 dell’anno precedente a 27.813 del 2020 con un decremento su base annua del -68,1%) ma anche quelli civili, che passano da 96.789 a 68.874, registrando una perdita del 28,8%. Nel periodo gennaio-febbraio 2020 in Italia i matrimoni mostrano, probabilmente per effetto di un giorno di calendario in più nel mese di febbraio, un aumento percentuale rispetto allo stesso bimestre del 2019 (+10,7%).

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