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Martedì, 17 Gennaio 2023 19:13

Cattura Messina Denaro. Perquisizione: profilattici, pillole, lusso e arredamento "ricercato"

Scritto da A.:C.

Detenzione a L'Aquila, dove c'è il 41 bis.

L'ultimo super latitante

La cattura dell'ultimo superlatitante di Cosa Nostra arriva trent'anni e un giorno dopo l'arresto di Totò Riina da parte dei Ros, gli stessi protagonisti oggi. Riina era rimasto libero e ricercato 24 anni; per 43 era rimasto latitante Bernardo Provenzano, e non è arrivato a compiere trent'anni esatti Matteo Messina Denaro, che era in fuga da metà 1993 assieme al padre, Francesco.

Quest'ultimo morì il 30 novembre del 1998 in latitanza, nelle campagne di Castelvetrano (Trapani) paese di cui entrambi sono originari e Matteo lo fece trovare "conzato", pronto per la sepoltura con l'abito buono. Per anni nella ricorrenza ha fatto pubblicare necrologi sul Giornale di Sicilia, unico segno della sua esistenza in vita, messa in dubbio da più di un collaboratore di giustizia ma su cui gli inquirenti del pool che gli dava la caccia mai avevano concordato o abboccato ai tentativi di far diminuire la pressione.

Morto Ciccio Messina Denaro, il testimone dell'ala corleonese della provincia di Trapani era stato raccolto da Matteo: in una lettera scritta alla fidanzata dell'epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l'inizio della sua vita in fuga. Diabolik, u Siccu, un volto invisibile, un'esistenza messa in dubbio nonostante avesse avuto una figlia, oggi ventenne. Il boss stragista, condannato per Capaci, via D'Amelio e per gli eccidi del 1993 a Roma, Firenze e Milano, oltre che per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito.

La perquisizione dei luoghi.

Due i telefoni cellulari trovati al boss, uno l'aveva addosso e l'altro nell'auto. Inoltre, gli è stata trovata anche una piccola agenda di carta, che teneva in tasca. Individuato e perquisito nella notte dai carabinieri del Ros il covo del boss. Il covo, definito dagli investigatori come "l'abitazione di una persona normale", si trova nel centro di Campobello di Mazara, nel trapanese. All'interno dell'appartamento non sono state trovate armi, mentre i carabinieri hanno trovato molti abiti di lusso, firmati, diversi profumi, anche questi di lusso, e un arredamento definito "ricercato".

Il boss avrebbe avuto, durante la sua latitanza, anche dei rapporti sessuali. E' quanto si evince dai profilattici trovati nell'appartamento, insieme con delle pillole che aiutano le prestazioni sessuali. Trovate anche diverse ricevute di ristoranti.

Per la perquisizione del covo del boss sono al lavoro anche i Ris dei carabinieri, i Reparti di investigazioni scientifiche. Saranno loro a repertare gli oggetti che si trovano nel covo dell'ex latitante. "Stiamo cercando eventuali nascondigli o intercapedini nel covo del latitante, alla ricerca di eventuali documenti", spiega il Comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, colonnello Fabio Bottino, che sta seguendo le perquisizioni nel covo. Questa mattina il Ris dei Carabinieri ha eseguito un'ulteriore ricerca nell'abitazione del boss alla ricerca di tracce biologiche.

La Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Bonafede, il proprietario del covo.

Bonafede è anche il nome che il boss ha usato per almeno un anno per curarsi presso la clinica Maddalena: con questo nome aveva anche una carta di identità falsa. E' finito nel registro degli indagati anche Alfonso Tumbarello, il medico che aveva in cura il boss che però si faceva chiamare Andrea Bonafede. Il medico è di Campobello di Mazara, dove per molti anni ha esercitato la professione di medico di base. I carabinieri del Ros hanno perquisito sia l'abitazione del medico che lo studio. Il medico è stato interrogato nel pomeriggio di ieri.

Il boss nomina come avvocato la nipote Lorenza Guttadauro

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro ha nominato come avvocato difensore la nipote, Lorenza Guttadauro. La professionista è figlia del cognato dell'ex latitante e nipote di un altro boss, Giuseppe Guttadauro.

Detenzione a L'Aquila, 100 detenuti in 41 bis

Dopo l’arresto avvenuto ieri a Palermo Matteo Messina Denaro, il boss che era ricercato da 30 anni, è stato trasferito ieri sera con un volo militare all’aeroporto di Pescara per poi raggiungere il supercarcere dell’Aquila.

Il penitenziario abruzzese accoglie oltre 100 detenuti in regime di 41bis. La struttura fu terminata nel 1986 ed entrò in funzione nel 1993, con la dismissione del vecchio carcere cittadino, ubicato nel centro storico della città nell'antico convento adiacente alla chiesa di San Domenico che nel 1993 in piena 'tangentopoli' ha ospitato l’intera giunta regionale arrestata per abuso d’ufficio e falso. Con l'aumento a livello nazionale dei detenuti sottoposti al regime carcerario dettato dall'articolo 41-bis della legge 10 ottobre 1986, n. 663 (legge Gozzini) avvenuto all'inizio degli anni '90, dal 1996 la struttura è principalmente adibita a questo tipo di custodia carceraria; ospita inoltre l'unico reparto femminile sottoposto a tale regime.

 

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