Il completamento dei lavori di “Intervento di recupero, conservazione integrata e miglioramento sismico del Castello Ducale di Casoli”, terminati recentemente, che lo hanno reso interamente fruibile da parte del pubblico, riguardano propriamente il Palazzo Masciantonio, ovvero quella parte che prende il nome dalla famiglia del posto che dopo aver acquistato il Castello dai d’Aquino di Napoli, vi ha abitato dal 1863 al 1980. Ed è proprio alla famiglia Masciantonio che si deve il completamento definitivo del Palazzo, come si vede oggi, ed i cui interventi hanno riguardato principalmente la definizione distributiva della parte anteriore. Qui si ha la revisione sia della scansione dei livelli che nel disegno degli ambienti. In questa fase è stato eseguito il rifacimento della copertura in capriate lignee, con un rialzo della linea di gronda, che conferiscono alla facciata l’aspetto di un palazzo signorile, coronato da un ininterrotto apparato a sporgere, costituito da mensole in mattone, che reggono archetti acuti. Altri interventi riguardano la suddivisione dei vani; la realizzazione dell’odierna scalinata marmorea di collegamento verticale, l’ingresso al corpo dall’esterno, dato da un portale archiacuto in prossimità della Torre. Un accesso secondario al Palazzo era fornito da un piccolo portale, archivoltato, in pietra lavorata, ubicato lungo la facciata sud-ovest che dava accesso diretto al vano che fungeva da frantoio.
Sarà l’avv. Pasquale Masciantonio, il secondo di dieci figli di Raffaele e Concetta Di Benedetto, che tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, farà del Palazzo il centro di una stagione fervida di vita culturale e politica: tanto che Casoli meritò l’appellativo di piccola Atene d’Abruzzo. I suoi impegni politici, prima di sindaco e poi di deputato per sei legislazioni, non gli impedirono di coltivare il suo fervore intellettuale e il Castello di Casoli venne aperto ai suoi amici del Cenacolo Abruzzese di Francavilla, quali d’Annunzio, Michetti, Tosti, Barbella, Scarfoglio, De Titta, ma anche altri personaggi illustri come Matilde Serao, Guglielmo Marconi, Eleonora Duse e tanti altri per non dimenticare gli amici intellettuali di Casoli. Negli anni di amicizia sincera e “Fraterna”, varie volte d’Annunzio venne a cercare rifugio a Casoli, ospite di Pascal. Dei suoi soggiorni ne fa riferimento in varie lettere e telegrammi. È certo che durante i soggiorni d’Annunzio ritrovava la vena più fervida del suo temperamento giocoso, sbizzarrendosi a scrivere, così come facevano tutti gli altri componenti del Cenacolo, a scrivere sui muri della stanza dove si intratteneva con gli amici, distici e strofe, pensate lì per lì, che ancora si possono leggere nella “stanza-studio” del Palazzo, che la famiglia Masciantonio ha conservato e custodito come memorie di un passato felice per Casoli. In quel piccolo appartamento, ricavato al secondo piano, composto da una stanza suddivisa in due da un arco a tutto tondo, con la parte anteriore, con la finestra da cui si scopre di fronte la Majella, adibita a studio, e quella posteriore a stanza da letto, sufficiente a contenere le cose essenziali, ed un secondo grande ambiente, chiamato “Stanza del silenzio”, usata per le riunioni, la lettura, la meditazione e la composizione, si rinnovarono spensieratezza e baldorie, in un clima di fraterna amicizia tra persone accumunate dall’amore per l’arte.