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Venerdì, 02 Ottobre 2020 15:53

Borgotufi. La Fanciulla del Borgo di Franco Summa impreziosisce d’arte l’albergo diffuso

Inaugurata nella piazza panoramica di Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (IS), un’opera d’arte di oltre 3 metri, che ora regala luce, colori e forme ad un luogo in cui ogni pietra è rinascita.

Case e stalle in disuso del paese di Castel del Giudice (IS) sono state trasformate nell’albergo diffuso Borgotufi, un esempio di turismo sostenibile, fulcro di eventi culturali ed esperienziali per visitatori ed abitanti.

Colori vivi disegnano la femminilità ideale della Fanciulla del Borgo, che dall’alto dei suoi oltre tre metri di altezza si staglia “come dea primigenia, tutrice e madre della terra” sul panorama appenninico che si apre dalla piazza di Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (IS), dove cime e boschi molisani toccano quelli abruzzesi. Una fanciulla d’acciaio, “forte e gentile”, un’opera d’arte ambientale urbana, progettata dall’artista abruzzese Franco Summa per questo luogo poco prima della sua morte, e che ora regala luce e forme ad un borgo dove ogni pietra è storia e segno di rinascita. Un’iniziativa fortemente voluta dagli imprenditori Enrico e Gianfranco Ricci - comproprietari di Borgotufi con Ermanno D’Andrea e il Comune di Castel del Giudice - e nata dall’incontro con Summa dell’arredatore d’interni Franco D’Amico e di Enrico Ricci, che aveva lavorato con l’artista al restauro del palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila, sede del consiglio regionale abruzzese.

Inaugurata il 25 settembre 2020 da Enrico Ricci, dal sindaco di Castel del Giudice Lino Gentile, da Giovanni Tavano, amico dell’artista e vice presidente della Fondazione Summa che ha curato l’esecuzione dell’opera, alla presenza della direttrice di Donna Moderna Annalisa Monfreda e di Niko Romito, cuoco stellato, l’arte di Summa impreziosisce un paese che fa della tutela e del recupero un mantra. Un paese che ha trasformato le sue antiche stalle e case abbandonate in un luogo di ospitalità turistica diffusa, che guarda al presente come ritorno alla terra reinterpretando la contemporaneità e trasformando un posto spopolato in un centro vivo, in cui anche l’arte diventa protagonista, bellezza ed attrazione.

Dopo il taglio del nastro - un fiocco rosso avvolto sulla vita della Fanciulla del Borgo, ricoperta da un “abito” nero che è stato aperto per creare la forma di una gonna rotante, prima di cadere svelando l’opera -, si è svolto l’incontro nella sala convegni sui temi del “recupero, arte, comunicazione, per una nuova visione dei borghi”. Alla regia, la giornalista Maria Stella Rossi che ha dato il via alla serata con una frase di Andy Warhol: “Avere la terra e non rovinarla è la più grande opera d’arte che possiamo avere”. Di qui la parola ad Enrico Ricci, il quale ha raccontato le origini del recupero del borgo, che da cantiere in cui sono state maneggiate oltre 30mila pietre da maestranze e artigiani locali, è divenuto fulcro di turismo sostenibile e luogo d’arte.

"La popolazione mondiale vive in città e si stima che nei prossimi anni arriveremo a 10 miliardi di persone – ha evidenziato Lucio Zazzara, urbanista e presidente del Parco della Majella -, questo presuppone una reinvenzione dei modelli urbani. Tale tendenza rende più forte l’attrazione delle “non città”, luoghi intesi come protetti, posti in cui si respira". Poi il professore universitario ha ricordato come l’arte di Franco Summa sia stata sempre pensata in relazione al contesto, nell’idea che l’arte possa arricchire un luogo e migliorare il mondo.

Franco Summa (1938-2020), esponente dell’arte contemporanea italiana, dalla metà degli anni Settanta ha sviluppato una ricerca artistica incentrata sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente negli spazi urbani. La sua arte si caratterizza per l’uso simbolico del colore e delle forme, al fine di riqualificare la città contemporanea. Un’arte che dialoga con i luoghi, la loro storia e memoria.

 

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