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Mercoledì, 24 Dicembre 2025 14:46

Il Grande Freddo: L’Europa tra l’Incudine di Trump e il Martello di Putin

"La diplomazia è l'arte di permettere a qualcun altro di fare a modo tuo."— David Frost


​Il Grande gelo che è calato improvvisamente sull’asse Roma-Parigi non è solo il risultato di una divergenza passeggera, ma il sintomo di una mutazione profonda negli equilibri di potere globali che sta ridefinendo i confini della sovranità europea. Quello che fino a pochi giorni fa sembrava un ritrovato idillio tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, cementato dalle comuni perplessità sull'uso degli asset russi e dal fronte comune contro il trattato Mercosur, è andato in frantumi sotto il peso di una iniziativa diplomatica che ha riaperto ferite mai del tutto rimarginate. La mossa del Presidente francese di cercare un dialogo diretto con Vladimir Putin ha agito come un reagente chimico, separando istantaneamente le diverse visioni di cui è fatta la politica estera del continente.

​Al centro della disputa c’è la figura di un leader, Macron, che, pur indebolito sul fronte interno, non ha mai smesso di sognare una Grandeur europea a guida francese. Il suo tentativo di inserirsi nel dialogo tra Washington e Mosca non è solo una mossa tattica, ma un atto di sopravvivenza politica in un mondo che sembra voler escludere l'Europa dai tavoli che contano. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il rischio per le cancellerie del Vecchio Continente è quello di diventare semplici spettatori di una trattativa a due che deciderà le sorti dell’Ucraina sopra le teste dei diretti interessati. Macron cerca di colmare questo vuoto, tentando di accreditarsi come l'unico interlocutore europeo capace di confrontarsi con il Cremlino, forte del seggio permanente al Consiglio di Sicurezza ONU e dell'arsenale nucleare francese.

​Tuttavia, è proprio su questo punto che si consuma la rottura con l'Italia. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha scelto una strategia diametralmente opposta, basata su una prudenza che molti osservatori definiscono strategica. Per la Premier italiana, disturbare il solipsismo di Trump in questa fase sarebbe un errore imperdonabile. Meloni ha investito pesantemente sul legame politico con il mondo MAGA, posizionandosi come l'alleata più affidabile del tycoon in Europa. In questo schema, un’iniziativa autonoma franco-tedesca viene percepita come un’interferenza molesta nei piani dell’amministrazione americana, un disturbo alla linea diretta che Trump intende mantenere con Putin per risolvere il conflitto in tempi brevi.

​Questa tensione si riflette drammaticamente nell'analisi del cosiddetto "Piano in 28 punti" emerso nel novembre 2025. Questo documento, attribuito all'entourage di Trump, delinea una soluzione del conflitto ucraino che appare a molti come una "capitolazione assistita". Il piano prevede il riconoscimento de facto della sovranità russa sulla Crimea e sul Donbass, il congelamento delle linee di contatto a Kherson e Zaporizhzhia e, soprattutto, la rinuncia permanente di Kiev all'adesione alla NATO. Inoltre, il progetto americano introduce una clausola economica controversa: l'utilizzo di 100 miliardi di dollari di asset russi congelati per la ricostruzione dell'Ucraina, ma con la condizione che il 50% dei profitti derivanti dai contratti di ricostruzione finisca nelle casse degli Stati Uniti.

​Mentre l'Italia osserva con estrema cautela, quasi timorosa di incrinare il rapporto con Washington, la Francia e la Germania hanno reagito tentando di modificare profondamente questi punti. La controproposta europea, difesa da Macron e dal Cancelliere tedesco Merz, punta a garantire all'Ucraina un esercito più numeroso (800.000 effettivi contro i 600.000 proposti da Trump) e a eliminare la "tassa" americana sulla ricostruzione. La Germania, in particolare, sembra aver abbandonato la sua tradizionale prudenza atlantista dopo il fallimento dei propri piani economici al Consiglio Europeo, vedendo ora nel dinamismo di Parigi un argine necessario contro l'isolazionismo americano.

​Il paradosso del governo italiano è evidente: da un lato si rivendica con forza la sovranità nazionale, dall'altro si accetta di delegare la risoluzione della crisi ucraina alla volontà di una potenza d'Oltreoceano. Questa dicotomia spinge Meloni su un filo del rasoio pericolosissimo. Deve apparire abbastanza europea da non perdere il sostegno di Bruxelles e la stabilità dei mercati, ma abbastanza fedele a Trump da non essere considerata parte di quel "establishment" europeo che il tycoon intende ridimensionare. Le parole del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che chiede un canale di dialogo unicamente europeo con la Russia, suonano quindi come un tentativo di riprendere il controllo di una narrazione che vede l'Italia schiacciata tra le ambizioni di Macron e le pretese di Washington.

​Mentre ci avviciniamo al 2026, l’Unione Europea si riscopre nuda di fronte alla Storia. La competenza in politica estera resta saldamente nelle mani degli Stati membri, un limite strutturale che impedisce all'UE di agire come un blocco unitario. Come sottolineato dall'analisi politica corrente, questo limite giuridico serve spesso a nascondere una cronica mancanza di volontà politica comune. Il rischio è che si ripeta lo scenario del 2022, ma con una gravità maggiore: all'epoca l'Ue era divisa sull'invio delle armi, oggi è divisa sulle condizioni stesse della pace e sulla sopravvivenza dell'Ucraina come stato sovrano.

​In questo scacchiere, ogni mossa falsa potrebbe essere l'ultima prima di un nuovo ordine mondiale in cui l'Europa, divisa e litigiosa, conterà meno di una nota a piè di pagina. Se l'Italia non riuscirà a trovare una sintesi tra il desiderio di autonomia francese e la propria lealtà atlantista, la "pace giusta e duratura" rimarrà un miraggio. Giorgia Meloni dovrà decidere se essere il ponte tra l'Europa e il nuovo mondo di Trump o se restare l'appendice di un'amministrazione americana che guarda agli alleati come a partner commerciali di seconda fascia. La fine dell'idillio con Macron non è solo un caso diplomatico, è l'allarme che annuncia una tempesta geopolitica che potrebbe ridisegnare i confini del vecchio continente per i decenni a venire.

Ultima modifica il Mercoledì, 24 Dicembre 2025 14:57

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