L’albero ci attende con i suoi rami protesi, quasi un monito ad allargare le braccia agli altri, specialmente nei confronti di chi non è fortunato e ha bisogno di aiuto. Quanti alberi dobbiamo ancora piantare sul terreno della nostra vita!
Il presepe che alcune famiglie amano costruire con perizia, rappresenta il desiderio di rinascere nello Spirito, l’anelito a bagnare il corpo e l’Anima nella luce di una nuova e diversa esistenza, più solidale e altruista.
Aspettiamo il Natale per ricordare meglio tutto questo, attraverso la celebrazione della nascita di Gesù, il puer che, con la sua venuta al mondo, addita la strada da percorrere, i valori nei quali credere e mettere in pratica; un fanciullo innocente e al contempo divino e potente, capace di trasmettere la fiducia e la speranza che “verrà un tempo” nel quale, grazie al nostro cambiamento interiore, il mondo diverrà un posto migliore in cui vivere.
E così noi, inebriati dalla bellezza e profondità delle sue parole, estasiati dalla luminosità e dal sublime fascino del Natale, ci culliamo nella magica atmosfera dei festeggiamenti, demandando ad un tempo futuro ciò che invece, dovrebbe essere attuato sempre, ogni giorno della nostra vita, nel qui ed ora, nel presente.
Verrà il tempo
Verrà il tempo
in cui dai rami cadrà la neve,
il gelo attenuerà la sua morsa,
i semi matureranno e le messi d’oro
si scalderanno ai raggi del sole,
le sofferenze si scioglieranno come ghiaccio
della sua durezza ormai stanco.
Verrà il tempo in cui le nuvole
veleggeranno bianche in cieli tersi,
il mare restituirà i suoi veri colori,
la natura il suo profumo,
il suo materno abbraccio.
Verrà il tempo
in cui il lupo e l’agnello
berranno alla stessa fonte,
tutte le mani si intrecceranno,
tutte le braccia si apriranno,
le lacrime non solcheranno più le gote,
sarà solo il sorriso a illuminare ogni viso.
Verrà il tempo?
Non verrà mai:
non è in nessun luogo,
in nessuna parte del mondo.
Il tempo è ora, in questo istante,
in ciascuno di noi.